The history of Ascoli
the history of industry 01
the history of concrete 01-02
History of Ascoli, 4 collage 50x50

Archeologia Contemporanea

The concrete identity

DESCRIZIONE

La mostra tenutasi presso il museo Archeologico Statale di Ascoli Piceno offre degli interessanti spunti che permettono di leggere in modo originale la “città delle cento torri”. Tibaldi infatti ha realizzato per l’occasione opere capaci di dialogare sia con i reperti archeologici custoditi nel Museo, sia con la città in tutte le sue trame e diramazioni, portando in superficie delle tematiche che rappresentano trasversalmente le situazioni e le criticità della società contemporanea. La ricerca svolta dall’artista “sul campo” può essere letta come un moto che procede dal basso all’alto, dall’assenza alla presenza, dal ricordo alla memoria, dalla materia alla forma.

Sottrazione di presenza

Stefano Raimondi

Eugenio Tibaldi, originario d’Alba ma trasferitosi a Napoli per trarre dalla vivacità e dal fermento presenti nella città partenopea nuove fonti di ispirazione, è un artista che ama confrontarsi con luoghi nuovi e con gli elementi storici, architettonici e materiali in essi presenti.

La mostra tenutasi presso il museo Archeologico Statale di Ascoli Piceno offre degli interessanti spunti che permettono di leggere in modo originale la “città delle cento torri”. Tibaldi infatti ha realizzato per l’occasione opere capaci di dialogare sia con i reperti archeologici custoditi nel Museo, sia con la città in tutte le sue trame e diramazioni, portando in superficie delle tematiche che rappresentano trasversalmente le situazioni e le criticità della società contemporanea. La ricerca svolta dall’artista “sul campo” può essere letta come un moto che procede dal basso all’alto, dall’assenza alla presenza, dal ricordo alla memoria, dalla materia alla forma.

Tibaldi ha affrontato la città di Ascoli Piceno con un approccio di tipo archeologico, studiando e scavando minuziosamente nella storia, nella memoria e nella contingenza della città, per portare in superficie un lato sommerso ma vivo. Se tutte le manifestazioni artistiche sono state contemporanee allora possiamo anche dire che tutto il contemporaneo è stato e sarà archeologia. Archeologia industriale di un sogno modernista è il lavoro realizzato partendo dalla realtà di due aziende dismesse del territorio: la famosa cartiera Mondadori e l’industria di lavorazione di carbonio e grafite Carbon. Queste aziende, che hanno chiuso per motivi diversi, hanno lasciato una traccia indelebile nel territorio, non solo per la loro presenza fisica, ma anche per le implicazioni sociali che la loro chiusura ha portato. Le due aziende hanno incarnato per anni l’ideale moderno di benessere in una città che da sempre è in bilico tra forze contrapposte che ne regolano una sorta di stallo e di staticità.

L’indagine condotta dall’artista non solo è meticolosa ma anche ossessiva. Solo l’ossessione può infatti giustificare l’accesso furtivo e abusivo in queste due realtà dismesse al fine di sottrarre progetti e documenti che sono diventati parte integrante delle opere. Le grandi tele rappresentano macchinari fantastici, frutto della combinazione solo apparentemente casuale di disegni aziendali di macchine ultra specializzate nel compiere la loro funzione. L’accostamento di realtà produce scenari utopici. Sottrarre la funzione all’oggetto, come Duchamp ha ampiamente insegnato, significa allo stesso tempo arricchirlo di una valenza altra che l’arte può immediatamente utilizzare. In questo caso proporre una realtà dissociata dalla sua storia è al tempo stesso la strategia più efficace per portare in primo piano quella memoria depotenziata dal tempo che è diventata nel tempo un trauma silenzioso per gli abitanti della città.

Quelli di Eugenio Tibaldi non possono però essere definiti dei lavori ready-made: sebbene i disegni vengano utilizzati tali e quali, attraverso il loro assemblaggio e l’azione combinatoria, ne viene trasformato il valore intrinseco, aggiungendo una visione fantastica che elimina il vuoto apparente del reale.

Dall’idea alla macchina, dalla macchina alla materia, ribaltando i processi della catena industriale che allo stesso tempo descrive. I magneti che permettono la coesistenza e l’unione di questi due poli - un fantastico che ci parla del reale e un reale che è trauma collettivo – sono il travertino e il carbone, la carta e la pece. Minerali di lavorazione industriale e allo stesso tempo collante e base delle opere che in una visione storica sono destinati a confondersi e legarsi indissolubilmente tra loro. Così avviene in uno dei lavori dove un residuo di pece e carbone, staccato da uno dei forni della Carbon, è camuffato nella forma di travertino, e, viceversa, un pezzo di travertino, pietra utilizzata per costruire tutti i palazzi storici della città e che domina il centro storico, è travestito in carbone. Questo tentativo di metamorfosi avviene copiando fedelmente le venature ed il colore dei materiali. Viene da chiedersi perché la realtà non sia più sufficiente all’artista per raggiungere i suoi obiettivi. Probabilmente perché la realtà inganna ed è ingannevole, si confonde e si camuffa, mostrando un volto che è altro da sé. Bisogna quindi smascherare questo gioco di finte percezioni, le stesse che hanno imbavagliato il reale, e mostrarlo così come è, ossia così come sembra essere, ossia così come non è. Questo squarcio, che riapre la ferita ma ne permette allo stesso tempo una migliore cura, si manifesta in queste due pietre che giocano a confondersi e mistificarsi, nel tentativo di sembrare altro da sé. Entrambe le pietre però non reggono – ne vogliono reggere – l’inganno. Sono riproduzioni imperfette: in più punti, sotto la superficie, si intravede la natura che era tenuta nascosta e si svela l’inganno del reale.

Un reale che in un altro lavoro emerge per sottrazione: tagliando dai progetti originali i muri della struttura architettonica dell’industria Mondadori il risultato non è quello di eliminare la presenza della fabbrica, ma quello di aumentarne la forza e far riemergere il vuoto lasciato all’interno del tessuto sociale e urbano.