Architettura Minima foto A. Benestante
Architettura Minima foto A. Benestante
Architettura Minima foto A. Benestante
Architettura Minima foto A. Benestante
Architettura Minima foto di A. Benestante
Vista dell'installazione foto A. Benestante
Vista dell'installazione foto A. Benestante
Vista dell'installazione foto A. Benestante
Vista dell'installazione foto A. Benestante
Vista dell'installazione foto A. Benestante
Vista dell'installazione foto A. Benestante

Studio sulle "Architetture Minime"

a cura di Brunella Velardi

DESCRIZIONE

L’intervento di Tibaldi, dislocato tra il chiostro grande e i piani superiori, si pone in continuità con la ricerca che l’artista porta avanti nei lavori degli ultimi anni, rivolta a osservare i diversi meccanismi con cui l’uomo si appropria degli spazi urbani, riallacciando le fila di un’estetica che parte dalla raccolta di segni residuali rispetto alla cultura dominante.

Il punto di partenza è, questa volta, una meticolosa indagine sui giacigli dei senzatetto, classificati in base alle loro caratteristiche strutturali e stilistiche alla stregua di edifici tradizionali e definiti dall’artista stesso “architetture minime”. La convivenza fra la macrostoria del complesso antico e le microstorie innestate da Tibaldi diviene specchio di una coesistenza che è in atto nelle nostre città e non si risolve in un conflitto ma prevede, fin dal principio, una tacita resa. L’architettura minima non ambisce infatti all'eternità ma, come la permanenza in un albergo, dura in media due o tre giorni: installazioni e documentazione fotografica innescano allora una riflessione sulle differenti forme dell’abitare transitorio. Così, attraverso il costante lavorio di dinamiche informali e lontano dal fascino immobile della storicizzazione, è possibile secondo l’artista rintracciare altre possibili declinazioni dell’estetica che scardinano il nostro modo di concepire il conformarsi dello spazio urbano e le dinamiche con cui esso si fa dimora dell’uomo.